#Fertilityday: la fertilità non è uno slogan

#FERTILITYDAY: LA FERTILITA’ NON E’ UNO SLOGAN

A cura della

Dott.ssa Maria Cristina Zezza

FERTILITYday

Negli ultimi giorni ha fatto molto scalpore la campagna promossa dal Ministro Lorenzin sul #fertilityday, campagna nata, teoricamente, per incentivare i giovani a fare figli essendo le nascite in calo. Tale campagna, per come è stata sviluppata e per gli slogan che ha adottato ha (giustamente) suscitato molte polemiche. Il tema della fertilità è un discorso estremamente personale e delicato da affrontare con dei risvolti psicologici importanti per chi si trova a non riuscire ad avere figli o per chi consapevolmente decide di non averne. Nel secondo caso, chi decide di non avere figli si trova a dover combattere quotidianamente con delle pressioni sociali molto forti, giudizi e critiche soprattutto nei confronti della donna, come se il non voler diventare madre facesse di lei una “meno donna” con tutte le conseguenze di isolamento sociale, autostima, senso di colpa e non solo che ne derivano.

Nella mia esperienza clinica, chi rimane ancora più ferito e colpito nel profondo è chi i figli non può averne. O per problematiche mediche o perché il caro orologio biologico che gli slogan ricordano si è fermato. Parliamo quindi di problematiche di infertilità. L’infertilità è riconosciuta come “crisi” nella vita di un individuo e della coppia capace di generare frustrazioni, stress, sentimenti di inadeguatezza e di perdita equiparabili al lutto. Per le donne, manifestare difficoltà procreative, significa sentirsi svalutate (in quanto la nostra cultura spesso valuta la donna in base alla sua capacità di “produrre”) ed escluse dal mondo fertile. I sentimenti associati alla condizione di sterilità certe volte fanno sì che la donna finisca con l’isolarsi dai rapporti sociali. I sentimenti più frequenti sono quelli di dolore, senso di inadeguatezza, crisi di identità, senso di colpa, crollo dell’autostima e depressione.

Malgrado le reazioni di un uomo siano solitamente più “silenziose”, possono essere molto simili a quelle della donna. Nel momento della comunicazione della diagnosi di sterilità da parte del medico, la prima sensazione può essere di shock ed incredulità. Dal punto di vista maschile la diagnosi di infertilità genera una diminuzione dell’autostima, in quanto il maschio è ancorato ad una tradizione culturale che tende a confondere virilità e fertilità e a confondere anche l’incapacità a generare con l’inadeguatezza sessuale lamentando una forte perdita nel senso di idoneità virile. Generalmente gli uomini tendono a non pensarci e non si concedono di riconoscere e vivere le emozioni relative al problema. Certi uomini possono concentrarsi sul lavoro: l’improduttività in un campo viene tentata di compensare dalla superproduttività in un altro.

Un’altra conseguenza della sterilità sono i molti disagi coniugali che si rilevano nella sfera della sessualità; c’è senz’altro una perdita di spontaneità nell’atto sessuale. La condizione di infertilità suscita, infatti, i fattori inibitori dell’esperienza sessuale, quasi a voler banalizzare un rapporto che di fatto non può essere finalizzato alla riproduzione. Ciò che in realtà coinvolge l’individuo e di conseguenza crea una profonda disarmonia nel rapporto di coppia è “la paura dell’intimità “, la riduzione dell’attrazione fisica nei confronti del partner, la mancata iniziativa nell’intraprendere l’atto sessuale, la diminuzione del desiderio e del grado di soddisfacimento sessuale.

In generale i sentimenti che accompagnano il processo di elaborazione della diagnosi di sterilità/infertilità sia nell’uomo che nella donna possono essere così sintentizzati:

Sorpresa/ Shock – generalmente i componenti delle coppie sterili non hanno mai messo in dubbio la propria capacità procreativa, hanno usato spesso metodi contraccettivi prima di prendere la decisione di avere un figlio, vivendo nell’assoluta convinzione di potere avere figli subito e senza problemi, da ciò consegue che la prima reazione alla diagnosi di sterilità sia di sorpresa;

Rifiuto – questo sentimento è caratterizzato dalla negazione della condizione di sterilità da parte della coppia. Questa reazione è considerata del tutto normale se limitata ad un breve periodo, viceversa, diviene patologica se si protrae nel tempo, in quanto si ha la negazione del problema;

Rabbia – tale reazione si genera dalla convinzione della coppia di avere subìto un’ingiustizia e di non meritare la condizione di sterilità. Se è limitata nel tempo e se non è rivolta contro gli altri, la rabbia presenta una reazione psicologica normale, al contrario deve essere considerata patologica quando si prolunga nel tempo e/o quando la coppia sterile la rivolge contro gli altri;

Isolamento – la coppia sterile tende ad isolarsi dalle famiglie di origine e dagli amici, questo ritiro dalla vita sociale è teso a volere evitare le occasioni che ricordano alla coppia condizioni di sterilità

Colpa – il senso di colpa e la colpevolizzazione dell’altro sono due vani tentativi messi in atto dalla coppia con lo scopo di trovare una giustificazione della loro condizione di sterilità. È uno dei sentimenti più frequenti;

Dolore – il dolore della coppia è causato dalla perdita della “vita potenziale” di un figlio che in realtà non è mai esistito, è un dolore solitario che non può mai essere condiviso con gli altri; infatti, la coppia spesso “piange” da sola per una perdita tenuta gelosamente nascosta agli altri. Il dolore è un sentimento necessario affinché possa aversi la risoluzione positiva delle reazioni psicologiche causate dalla sterilità e solitamente preannuncia la risoluzione della problematica in corso;

Risoluzione – è necessario che la coppia, al fine di affrontare il problema, consideri la propria sterilità come una condizione e non come una menomazione, trovando con forza la lucidità necessaria per affrontare il problema.

Queste fasi di elaborazione della diagnosi di infertilità sono molto simili alle fase di elaborazioni del lutto: Rifiuto, Collera, Venire a patti, Depressione e Accettazione.  L’infertilità genera il lutto del bambino desiderato ed immaginato che “non è stato”, lutto della genitorialità desiderata che poteva essere, lutto di un desiderio spezzato.

 

“Il bambino nasce dentro di noi molto prima del concepimento. Ci sono gravidanze che durano anni di speranza, eternità di disperazione”. 
Marina Ivanovna Cvetaeva

 


bibliografia

visigalli r. (2014). Sterilità e infertilità di coppia. Counseling e terapia psicologica. franco angeli editore

http://www.tuttosanita.it/PugliaSalute/Anno2004/PugliaSaluten%C2%B02%20PDF/013-014.pdf

http://www.francescabroccoli-psicologa.com/quando-i-figli-non-arrivano-aspetti-psicologici-della-sterilitagrave.html