“…E se fallisco?”. Paura del fallimento, cosa fare?

“HO PAURA DI FALLIRE!”.

PAURA DEL FALLIMENTO, COSA FARE?

A cura della

Dott.ssa Maria Cristina Zezza

 

Quante volte ci sentiamo bloccati in una decisione? Quante volte di fronte a una nuova sfida o compito abbiamo sperimentato una fortissima ansia? Quante volte decidiamo di non fare nulla perché il fare qualcosa ci esporrebbe al rischio di fallire?

La paura di poter fallire blocca la nostra vita.

Da cosa dipende questo timore profondo?

Scarsa autostima: quando non crediamo in noi stessi pensiamo di non essere all’altezza di fare qualcosa, che un compito sia troppo difficile per noi. Questa convinzione ci porta spesso a non provarci nemmeno confermando che “non possiamo farcela” e rinforzando quindi una visione svalutante di noi stessi entrando in un circolo vizioso. Non posso farcela – non lo faccio – vedi non valgo nulla.

L’autostima si forma a partire dall’infanzia. Affinchè si possa sviluppare una buona autostima è necessario che l’ambiente circostante mostri di credere in noi, mandi dei feedback positivi e dei rinforzi e che sia tollerante verso i nostri errori. Quando invece, cresciamo in un ambiente svalutante in cui vengono messi in evidenza solo i nostri errori e i nostri successi vengono sottovalutati o peggio sminuiti con frasi del tipo “avresti potuto fare di più” o “hai fatto solo il tuo dovere” si insinua dentro di noi la convinzione di “non essere abbastanza” e che per essere amati dobbiamo assolutamente evitare di sbagliare. La convinzione che si andrà a formare è che il nostro valore dipenda solo dai noi risultati e quindi un ipotetico fallimento sarebbe annichilente. In questo modo da adulti ogni compito o nuova sfida ci farà ri-sperimentare la paura dell’umiliazione subita e la paura di sentirsi nuovamente falliti.

In altri casi fin da bambini siamo stati caricati di responsabilità o compiti non adeguati alla nostra età e quindi realmente difficili da portare a termine. Caricare un bambino di queste richieste lo porterà a sentirsi sopraffatto e spaventato e continuerà a portare con se la convinzione che se non è riuscito a fare qualcosa è perché non ne è stato all’ altezza e non perché era effettivamente quel determinato compito non congruo alle sue possibilità legate all’ età.

Infine, quando fin da piccoli siamo stati etichettati come “il fannullone”, “lo scemo”, “colui che non combinerà mai niente”, questa etichetta diventerà la nostra gabbia. Da un lato si arriva ad identificarsi con questa etichetta credendo davvero di essere dei fannulloni, dall’altra il tentare di smentire questa nomina è ancora più stressante perché un eventuale fallimento porterebbe a dare ragione a chi non credeva in noi.

Un altro elemento, fortemente legato a questi aspetti dell’autostima è il Perfezionismo. Il perfezionista è colui che non inizia o non porta a termine un compito se non assolutamente perfetto. Questo lo porta a caricarsi di pressione e di ansia e per paura di non essere all’altezza delle proprie aspettative, procrastina i compiti o vi si blocca. Il perfezionista ha delle aspettative irrealistiche su “come dovrebbe essere” aspirando ad una perfezione irraggiungibile. Ponendosi degli standard cosi elevati si sentirà sempre “non abbastanza bravo” da poterli raggiungere. Il perfezionista non tollera le frustrazioni e gli insuccessi che svelerebbero la sua “imperfezione”. L’ errore è qualcosa da evitare assolutamente!

 

Che cosa fare?

Innanzitutto interrogarsi sul significato personale che si da alla parola Fallimento. Che cosa vuol dire fallire? Che cosa rappresenta per me la parola fallimento? Identificare i significati che diamo a questa parola ci permette di scomporre la categoria fallimento in paure e significati più specifici su cui poter lavorare. Siamo sicuri che il fallimento non possa essere anche un’occasione per metterci in discussione e avere una crescita personale?

Thomas Edison diceva: “Io non ho fallito 5.000 esperimenti. Ho avuto successo 5.000 volte, gli insuccessi mi hanno insegnato che quei materiali non funzionavano.”

Lavorare sulla propria autostima e sul perfezionismo. Io valgo per quel che sono, non per quel che faccio. Nessuno è perfetto come io credo ma ognuno è “perfettamente imperfetto”. Solo conoscendo e accettando profondamente le nostre fragilità o difficoltà queste smetteranno di perseguitarci.

Cercare di visualizzare lo scenario peggiore. Quando abbiamo paura ci immaginiamo scenari catastrofici in modo vago. Cerchiamo di immaginare lo scenario che tanto ci terrorizza. E’ davvero cosi terrorizzante? Vorrebbe dire veramente che non valgo nulla? Cosa potrei fare per affrontare questo scenario? Questo consente di contestualizzare la paura e delimitarla. Inoltre ci permetterebbe di mettere in evidenza le nostre risorse per farvi fronte, risorse che quando siamo troppo spaventati non riusciamo a vedere.

 

Ricordiamoci che i limiti siamo noi stessi a metterceli, sono le nostre convinzioni e le nostre aspettative. Che cosa faresti se fossi libero dalla paura?

 

 

Soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire.
(Paulo Coelho)